2.3.1 - Introduzione ad una ricerca sulle maree ai suoi inizi.

Secondo la teoria corrente, le maree sarebbero dovute alla gravità, nonostante le incongruenze. tra realtà e teoria, a partire dalla formula.

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prologo > indice maree > 2.3 Come iniziò questa ricerca sulle maree.

2.3.0 - Titolo, sottotitolo e avvertenza.
>2.3.1 - Introduzione ad una ricerca ai suoi inizi.
2.3.2 - Problemi da risolvere.
2.3.3 - Una forza non considerata.
2.3.4 - L'attenzione viene portata sull'acqua.
2.3.5 - A caccia di eventi discontinui.
2.3.6 - Le figure d'acqua.
2.3.7 - Problemi di percezione.
2.3.8 - Prospettive.

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La causa non è manifesta.

Piuttosto di dire di non sapere, arbitrariamente essi hanno attribuita la causa delle maree all’attrazione, nonostante che la formula già indichi che non è vero. Essi hanno chiuso l'argomento marea, accontendandosi di dire che la differenza nella formula è un'eccezione.

Anni fa, l'argomento è stato da te riaperto, al fine di capire finalmente la vera ragione della differenza nella formula.

Ad altri ricercatori, il compito di giudicare se ci sei riuscito.

La tua ipotesi di partenza da provare.

Le maree sarebbero dovute alla variazione del volume occupato dall’acqua grazie a cumulativi-dissipativi.

Non sei partito da una tabula rasa.

Sei partito dai risultati di un'altra tua ricerca, che trova applicazione in agricoltura, e permette di aumentare germinabilità dei semi e raccolti, sfruttando il ciclo cumulativo dissipativo (vedi parte 1).

I semi si avvalgono di una forza, che è conseguente della materia attorno, come la gravità, ma che non è la gravità.

Infatti, differisce dalla gravità non solo nella formula (da definire), ma anche nella discontinuità di azione, nelle funzioni, e per il fatto che i suoi effetti sono condizionati da scambi di calore.

Tu chiami questa forza dal modo in cui viene generata, “forza dovuta al movimento rispetto a dell'altra materia”, forza d per essere breve. Essa si rivela in eventi discontinui, perché opera a valori critici di velocità angolare, quindi solo durante brevi episodi d’interazione.

Inoltre, essa opera solo se accompagnata da scambi di calore, in accumulo di energia verso il seme se il movimento relativo è in aumento, o in dissipazione se quel movimento è in diminuzione.

Estendere la stessa ricerca all'acqua.

Hai intravisto la possibilità che anche l'acqua potesse avvalersi del ciclo cumulativo-dissipativo, attivato dalla stessa forza, a delle velocità angolari critiche rispetto per esempio alla Luna, durante episodi discontinui.

Per procedere su questa ipotesi, bisognava che tu raccogliessi le prove di un comportamento discontinuo dell’acqua, durante brevi episodi d’interazione, come avevi visto succedere nei semi.

Conseguenze.

All'inizio, dal fatto che l’acqua è un liquido, quindi molecole in movimento, tu deduci le seguenti conseguenze possibili rispetto a quanto succede nei semi:

(1) in genere, solo poche molecole possono essere coinvolte nei processi cumulativi-dissipativi, allo stesso valore critico di velocità angolare, rispetto ad altra materia, nello stesso tempo;

(2) detti processi nell’acqua possono avvenire in qualsiasi momento, nei due sensi cumulativo e dissipativo, non in periodi alterni, come succede invece nei semi, fermi al suolo;

(3) mentre l’effetto finale (le maree) diventa manifesto, non così l’effetto dei singoli processi, i quali succedono un poco alla volta, quasi di continuo, quasi sempre, senza contrasto visibile.

Ipotesi.

Facendo seguito a quanto appena detto, tu hai supposto che il fenomeno marea fosse dovuto a processi cumulativi-dissipativi, che questi fossero di solito non manifesti, ma che essi potessero essere rilevati in acqua, quanto più ferma nel momento dell'osservazione, avvicinandosi così, in qualche misura, a quanto succede nei semi fermi al suolo.

Osservatori per validare l'ipotesi.

Più tardi, hai scoperto che ciò è possibile in località simili alla laguna di Lusenzo, situata tra Chioggia e Sottomarina, vicino a Venezia. È una specie di osservatorio astronomico naturale per lo studio di come le maree sono generate.

Dopo il picco dell’alta marea, l'acqua defluisce verso il mare, attraverso due canali laterali. Essa è come incerta su quale canale transitare. L’acqua è come compressa, ed in pratica, essa rimane ferma per ore, scendendo di livello molto lentamente. Questo verrà considerato a pagina 2.3.6, ed anche, in un altro itinerario, a pagina 2.4.3.

Rendere evidente il processo di variazione della marea.

Vi sono almeno tre condizioni per rendere manifesti i processi di variazione della marea.

Il movimento dell'acqua deve essere quanto più ridotto possibile, durante l'osservazione /registrazione.

La seconda condizione è che il recupero del ritardo della Luna, rispetto alla rotazione della Terra, completato nel corso di un mese siderale, sia ad una delle velocità angolari critiche, specifiche per la molecola dell’acqua.

Una volta soddisfatte le prime due condizioni, tutto dipende dalla variazione di detta velocità angolare per ora, e quindi la durata del tempo in cui possono avvenire i processi cumulativi dissipativi, quando c'è uno dei valori critici di velocità angolare.

Meno varia detta velocità, più i processi hanno luogo in grande numero, a parità di tutte le altre variabili, rendendo così manifesto il fenomeno della variazione della marea: l'acqua riduce la sua densità, e aumenta il suo volume.

Scambi termici.

Un'altra condizione è che l'acqua non deve essere stagnante, né a temperatura uniforme, in modo da favorire gli scambi termici, necessari allo svolgersi del ciclo. Tuttavia, una parte della non uniformità nella temperatura è assicurata proprio dallo svolgersi continuo dei processi.

Lo svolgersi del ciclo può prendere la forma di varie figure d’acqua, quali protuberanze più o meno regolari e geometriche.

Come percepire il fenomeno.

Quando il fenomeno è amplificato, esso prende la forma di protuberanze d'acqua. Quando è molto amplificato, prende la forma apparente di onde d'acqua, che continuano a cambiare di densità, nei due sensi. Tu le chiami “onde di densità” (trattate nello itinerario 2.5, a pagina 2.5.6).

Ci sono dei problemi per percepirle, in quanto, per un dato osservatore, esse sono estranee nella la sua esperienza.

Infatti, in mancanza di una delle cause conosciute che producono delle onde, quale vento e passaggio di un natante, l'osservatore le censura e non le percepisce, perché, per il momento, la cosa non è nel bagaglio della sua esperienza. Si vede quello che è in coerenza con quanto già conosciuto.

I problemi di percezione, assieme alla soglia di accettazione, diminuiscono se il fenomeno viene visto sul monitor di una cinepresa, nel momento della registrazione, o dopo, osservato in un video.

Questo perché la mente, in default, oltre a quello che essa vede nel video, dà per scontato che ci siano le cause, anche se non le percepisce.

È bene precisare che la possibilità di percepire il fenomeno varia da persona a persona, sia quando lo si guarda direttamente, ma anche quando ciò avviene per mezzo di un video.

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